Avete mai sentito parlare del "Caffè Sospeso", ovvero di quel caffè lasciato pagato, al bar, per chi non può permettersi di pagarlo da sé?
Ecco, manco a dirlo, questa è un'incredibile usanza tutta partenopea, nata dopo la Seconda Guerra Mondiale, anche se bisogna dire che in seguito si è diffusa non solo nel resto d'Italia ma anche oltre i suoi confini.
Cosa rende affascinante e suggestiva questa originale tradizione? Beh, sicuramente il fatto che è animata da puri e semplici sentimenti di amicizia e generosità. A spiegare benissimo il concetto è stato il grandissimo Luciano De Crescenzo nel suo libro intitolato, appunto, "Caffè Sospeso" nel quale ha scritto: "Quando qualcuno è felice a Napoli, paga due caffè: uno per sé stesso, ed un altro per qualcuno altro. È come offrire un caffè al resto del mondo".
Ma sapete come è nata questa speciale consuetudine?
Esiste più di una teoria a riguardo: una di queste, e forse la più acclarata, interpreta il "caffè sospeso" come un gesto di umanità verso chi, nel lontano dopoguerra, non se lo poteva permettere. Ora, noi sappiamo che, la nera bevanda più famosa al mondo, fa indiscutibilmente parte della cultura napoletana ma forse non tutti sanno che la sua presenza è attestata sin dagli inizi del 19° secolo quando i "caffettieri ambulanti" giravano per le strade e i vicoli della città, muniti di due contenitori (“tremmoni”), uno pieno di caffè e l’altro di latte. Il caffettiere, nei caratteristici e ben noti vicoli partenopei, di prima mattina ma anche di sera tardi, urlava:" 'O latte te l’aggio fatto doce doce. ‘O caffettiere cammina, Pasca’». Che poi, questo Pasquale, altro non era che il santo del giorno che il caffettiere ricordava a tutti i suoi clienti, modificandolo quotidianamente secondo il calendario liturgico.
In pratica, era un servizio in più fornito dal caffettiere ai suoi clienti e ai passanti, qualora ci fosse stata un'eventuale dimenticanza, e soprattutto per scongiurare una brutta figura con il parente o l’amico che festeggiava l’onomastico, ricorrenza assai sentita a Napoli dove è cosa ben più seria del compleanno. Dunque, pare che l'usanza del "caffè sospeso" sia legata proprio a queste incredibili figure ai quali, dopo il Secondo Conflitto Mondiale e conseguente carestia, molte persone pagavano generosamente per due tazze di caffè, una per loro e una per chi non avrebbe potuto farlo. Un'altra teoria, invece, racconta una storia differente.
Secondo lo scrittore Riccardo Pazzaglia la tradizione nacque a causa delle frequenti dispute al bar tra amici che facevano a gara per offrire il caffè: la diatriba, pare, veniva risolta lasciando al barista dei soldi in più che sarebbero serviti per pagare l'espresso a chi veniva dopo. Ad ogni modo, teorie a prescindere, quello del "caffè sospeso" è un gesto di totale e disinteressata generosità del popolo partenopeo nei confronti dei propri concittadini.
Perché il caffè, e io lo posso confermare, è parte rilevante nella routine di una giornata, specie in quella dei napoletani, e questo è semplicemente un modo per far sì che un momento di assoluto piacere non manchi mai a nessuno!
L'evoluzione del caffè sospeso, curiosità.
Nel 2010 il prestigioso Caffè Gambrinus (NA) ha deciso di rinnovare tale tradizione per festeggiare i 150 anni di attività, un atto di gentilezza che si perpetua nel tempo. Molti bar nel resto d'Italia, pensate, hanno fatto propria l'usanza del caffè sospeso allargando addirittura l'offerta anche alla colazione sospesa, per coloro che ne hanno bisogno. Pare che tale iniziativa abbia varcato i confini italiani arrivando persino in Spagna, Svezia e Brasile. Addirittura ne ha parlato il New York Times e Corby Kummer, un celebre food blogger degli Stati Uniti, ha ripreso la questione su The Atlantic lanciando una sfida alle grandi catene americane come Starbucks affinché anch'esse abbracciassero la famosa usanza napoletana.
Il dettaglio incredibile è che oggi, ad essere sospeso, non è più soltanto il caffè, molte aziende infatti hanno aderito a iniziative benefiche sul tale modello e diverse pizzerie di Napoli ma anche del resto d'Italia, hanno istituito la 'pizza sospesa'. Qualcuno, addirittura, non si è limitato al cibo: la libreria Ex Libris Cafè di Polla (in provincia di Salerno) ha lanciato l'idea del 'libro sospeso' e dopo di lei, numerosi altri esercizi del nostro Paese le hanno fatto eco. Addirittura la Feltrinelli, colosso dell'editoria, ha dedicato alcune giornate all'iniziativa!
Beh, che dite... ora non ci starebbe bene proprio un bel caffè?
"Barista, per favore, vorrei ordinare un caffè sospeso, grazie assai!"
(... e ovviamente ne pagherò due: uno che la sottoscritta sorseggerà e gusterà lentamente, come al solito, è l'altro per chi verrà a chiederlo!)
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